“VOGLIAMO VIVERE QUI TUTT’E DUE. UN’AMICIZIA DIFFICILE A GERUSALEMME” AMAL RIFA’I- ODELIA AINBINDER- SYLKE TEMPEL

Di Francesca Marchi

“Vogliamo vivere qui tutt’e due”. Un’aspettativa semplice, un sogno normale che sono destinati a restare tali a Gerusalemme, se a volerlo sono una ragazza palestinese e una israeliana. Si chiamano Amal e Odelia, entrambe diciottenni, vivono nella stessa città da anni, ma non si sono mai incontrate perché quella città è spaccata così come lo sono i due popoli che se la contendono. Non c’è spazio per gli incontri, gli amici, le uscite, non per tutti almeno. Le due ragazze si conoscono in Svizzera, per una scambio culturale organizzato da “Peace Child Israel”, si piacciono subito pur se profondamente diverse. Da qui ha inizio la loro fitta corrispondenza: si presentano, si conoscono, si confidano e si scontrano anche. Amal  è palestinese, vive a Gerusalemme Est con la sua famiglia che  è molto religiosa e conformista. Ha poche ambizioni e un unico progetto: sta per sposarsi. Odelia invece è nata e cresciuta a Gerusalemme Ovest. Socievole e dinamica, ha tanti progetti, fa parte di “HaShomer HaZair” un’organizzazione politica giovanile, e nella vita viaggia moltissimo. Vuole continuare a studiare, trovare un lavoro che le piace, essere indipendente. Amal e Odelia hanno molto poco in comune, vedono e vivono la vita in due modi opposti, in una stessa terra in cui il divario politico-sociale è enorme. Ma un forte sentimento le accomuna e le rende così simili:  mettere da parte le incomprensioni, capirsi e lasciar spazio a un’amicizia sincera. Scrive Odelia: “Vorrei tanto che le cose fossero diverse. Che fosse possibile per noi andare dagli arabi senza problemi e per loro venire da noi. Partecipo alle manifestazioni, mi impegno per le cose più disparate, ma non mi pare che tutte queste dimostrazioni cambino davvero qualcosa. Ogni giorno mi auguro che nessuno della mia famiglia o dei miei amici muoia in un attentato, e mi sforzo di accettare la vita cosi come è. Forse abbiamo bisogno di un miracolo”. Amal risponde: ”Come ogni palestinese, la mia rabbia è una fiamma. Ho la sensazione di dover seppellire dentro di me tutti i miei sogni. Sento che non potrò mai fare ciò che desidero per la mia vita, fintanto che perdura questa situazione. Qualcuno mi può dire quando finirà?”. Riga dopo riga la penna di Amal e quella di Odelia danno voce ai loro popoli, così diversi ma allo stesso tempo così uguali. I sentimenti sono gli stessi, ma c’è un modo diverso di sentirli ed esprimerli, così come gli obiettivi che sono uguali, ma le strade per raggiungerli sono differenti. Non è una semplice lettura, ma è un vero e proprio atto di speranza. Amal e Odelia non hanno soluzioni, ma ciò che conta è che sono riuscite a dimostrare che è possibile avere un dialogo rispettando le proprie diversità. Lo hanno fatto perché hanno sentito la necessità di conoscersi, di capire la storia e la cultura di due popoli che sono costretti a vivere nella stessa terra. Lo hanno fatto ammettendo i loro sbagli e riconoscendo le proprie mancanze: per chi vive in una città come questa, martoriata dalla guerra, non è cosa da poco.

“VOGLIAMO VIVERE QUI TUTT’E DUE. UN’AMICIZIA DIFFICILE A GERUSALEMME” AMAL RIFA’I- ODELIA AINBINDER- SYLKE TEMPEL
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