Di Francesca Marchi
Mentre un pentito accusa Berlusconi delle stragi degli anni Novanta, scandali, sesso e soldi continuano ad essere al centro dell’attenzione mediatica del nostro paese. Ragazze giovanissime travestite da infermiere e poliziotte come nei balletti di Drive In, la valletta-consigliere, Ruby Rubacuori, la caccia alla “dama bianca”…chi più ne ha più ne metta. Questo lo scenario italiano che oscura la politica e tutto il resto. Le accuse sono gravi. Anzi gravissime. Immaginiamo Sarkozy, Cameron o Zapatero sospettati di qualcosa di simile. Non esiterebbero a difendersi. Non si nasconderebbero dietro una telecamera per recitare un discorso già pronto fatto di giuramenti e annunci di nuovi amori. Siamo giunti al capolinea ormai. Si parla di prostituzione con troppa facilità e il Presidente del Consiglio è indagato per favoreggiamento. Il paese è immobile, sembra ipnotizzato, sembra non essere in grado di sentire e vedere. La sinistra prima di tutto: dov’è? Non ha mai voluto spiegare Berlusconi: si limita solo a condannarlo. La destra invece troppo occupata ad adularlo e difenderlo. Le notizie di questi giorni non possono passare inosservate, pretendono uno sforzo d’onestà intellettuale da parte del Paese. Nel giorno in cui il “Financial Times” parla di “una profonda vergogna per l’Italia” non possiamo far finta di niente. Questo è uno dei tanti campanelli d’allarme. Il caso Ruby continua a conquistare spazio sulle pagine dei quotidiani e sui siti web di mezzo mondo. Nessuno ha intenzione di violare la privacy del Premier, non ci sono scuse né alibi stavolta. Si tratta invece di accuse pesanti e precise: un’organizzazione finalizzata alla prostituzione, che utilizza il personale, gli immobili, le televisioni e gli apparati di protezione del capo del governo. È un’ipotesi sconvolgente, che va provata o smentita. Qualcuno deve risponderne e presto. La giustizia dovrà verificare se ci sono reati con minori, come è già certa la Procura di Milano. Ma intanto ciò che emerge dalle Carte Giudiziarie basta per dare un giudizio politico di inattitudine ad esercitare la leadership governativa in un paese democratico. L’irresponsabilità, l’incoscienza, la dismisura erette a regola di vita danno origine ad un continuo abuso di potere che offendono lo Stato. Ormai da troppo tempo protagonista della politica è un Primo Ministro che teme le rivelazioni sulle sue notti, è vulnerabile dalle sue partner occasionali, è ricattato dalle minorenni, dichiara guerra alle intercettazioni e ai giornali soltanto per difendersi dalla valanga di scandali che lo sovrasta. Tutto ormai è pubblico, tutto è inevitabilmente politico.