di Francesca Marchi
La sua vita sembra una spy story di quelle americane che ci appassionano tanto: cambia continuamente look, colore dei capelli, si sposta da un lato all’altro del mondo sotto falso nome, usa telefonini criptati, lavora per ore in bunker atomici al riparo dal mondo per svelarne i più estremi segreti.
È Julian Assange, così lo conosciamo. L’uomo dell’anno, l’hacker dell’informatica, la gola profonda del ventunesimo secolo che non ha nulla da invidiare a Daniel Ellsberg che svelò i segreti della guerra in Vietnam o alla fonte ancora anonima del caso Watergate. È l’uomo che con un clic può cambiare il destino del mondo, stravolgere i rapporti internazionali, le “amicizie” tra i paesi e riscaldare gli animi dell’opinione pubblica mondiale. È in ogni caso l’uomo del cambiamento, l’uomo che tiene col fiato sospeso il mondo intero. Lo scorso 28 novembre in milioni e milioni siamo stati con gli occhi incollati alla rete aspettando le sue rivelazioni. Chi per curiosità chi per timore. In molti lo amano e altrettanti lo temono. Quest’ultimi, i potenti del pianeta costretti a lunghe attese isteriche mentre il James Bond della contro-informazione mette a nudo quell’universo parallelo di cui il mondo intero o quasi è all’oscuro. Rivelazioni scottanti, e-mail personali, file e dossier riservati, dialoghi confidenziali. In un’espressione: contenuti segretissimi. Primo bersaglio gli Stati Uniti d’America. Democratici e Repubblicani si schierano contro di lui: da Hillary Clinton che lo accusa di mhttps://torvergata.tv/wp-content/uploads/2019/01/ettere in pericolo vite umane a Sarah Palin che lo paragona a Osama Bin Laden.
Tutto ha inizio nel 2006 anno di nascita di Wikileaks come “organo d’informazione internazionale no-profit”. Prima regola: accettare solo materiali segreti con rilevanza politica, etica e storica. Da qui tutto ha origine. Uno stretto gruppo di collaboratori, composto dalle più svariate personalità: dissidenti politici cinesi, giornalisti, matematici, hackers informatici. Il sistema non risparmia nessuno. Si comincia con i segreti di Guantanamo, poi le prove dei massacri in Kenia, poi ancora Scientology, a seguire la Massoneria. Sono tantissimi e svariati i documenti segreti. Alcuni in particolar modo hanno fatto scalpore, come il video Collateral Murder in cui sono sconvolgenti le immagini dei piloti dell’elicottero Apache che uccidono barbaramente dieci civili tra cui un reporter della Reuters dopo aver scambiato i teleobiettivi per lanciarazzi. È con questo video che il mondo si accorge di Wikileaks. Da più di due mesi catalizza l’attenzione dell’opinione pubblica mondiale. È una denuncia ai governi immorali e alle grandi società.
La crociata di Assange continua. Non si è fermata nemmeno dopo il suo arresto, legato peraltro a motivi estranei all’affaire di Wikileaks. È un fenomeno mediatico, che apre la strada a un’altra nuova era, quella dell’informazione digitale che abbatte le barriere della censura e apre le porte a un’informazione più libera. Citando Liu Xiaobao “Internet è un dono di Dio alla Cina” e forse è un dono non solo per essa.