A cura di: Gianni Galleri
Focus sui paesi islamici: intervista a Maria Giovanna Stasolla (parte II)
Dopo aver definito geograficamente e concettualmente i Paesi islamici la Prof.ssa Stasolla ci ha aiutati a chiarire alcuni termini e alcune credenze diffuse sull’islam.
Che vuol dire islam?
La parola islam nasce sullo stesso schema trilittero, perché come tutte le lingue semitiche si fonda su uno schema trilittero e consonantico, della parola salam. Ovvero sin, lam e mim (? – ? – ? ). Islam come salam, che vuol dire la pace, e islam è l’atto di abbandonarsi a dio ed è l’atto attraverso il quale si ottiene quella situazione di pace estrema.
Spesso si sente usare come termini interscambiabili “musulmano” e “arabo”. Potrebbe spiegarci la differenza?
Questa uguaglianza poteva essere legittima solo all’inizio dello stato islamico, quando tutti i musulmani erano arabi. I primi convertiti all’islam furono proprio arabi. Tuttavia col tempo i musulmani sono andati ad identificarsi anche con tutte le altre etnie che si convertivano all’islam. Oggi solo un musulmano su cinque è arabo.
E possiamo dire allora che tutti gli arabi sono musulmani?
Anche questa affermazione non è vera, perché anche all’inizio, nei primi anni dell’espansione dell’islam, ci furono arabi, soprattutto gli abitanti della regione siro-palestinese, che non si convertirono all’islam e restarono, ad esempio, cristiani.
Allora cosa intendiamo oggi per arabi?
Per arabi adesso intendiamo tutti coloro che parlano l’arabo. A proposito di fraintendimenti, la penisola araba viene definita jazeera che significa in realtà “isola”, jazeera è la Sicilia o Zanzibar. Perché un’isola? Il deserto è il terzo lato, come il mare e questo la dice lunga sulla percezione di se stessi che avevano gli arabi. Un’isola: lontani, diversi e separati.
Quali altre lingue esistono nel mondo musulmano?
Il mondo islamico è un’entità plurilinguistica. L’arabo è la lingua del Corano, la lingua sacra, ma non l’unica. A questa si sono uniti moltissimi dialetti, ma anche grandi lingue della cultura come il persiano e il turco. Anche l’urdu, in particolare nel subcontinente indiano, o il berbero, ma è stato fino ad adesso una lingua esclusivamente orale.
Che differenza c’è fra islamico e musulmano?
C’è una sottile differenza, nel senso che “musulmano” è il participio presente attivo del verbo islam ed è quindi “colui che crede nell’islam”. “Islamico” è un aggettivo che traduce l’arabo islamyya cioè “proprio dell’islam”. Quindi è più corretto applicare “musulmano” a persone ed “islamico” a cose.
Per concludere parliamo della misurazione del tempo.
I musulmani non contano il tempo secondo il calendario gregoriano, ma secondo un calendario proprio, chiamato dell’egira. Questo calendario è lunare e pone come anno zero l’anno del passaggio del Profeta Muhammad dalla sua città natale alla città di Medina, dove si rifugiò per sfuggire alle persecuzioni di cui era fatto oggetto a Mecca. Questo avvenne nel 622 dell’era cristiana che è dunque l’anno zero dell’egira. L’equivalenza si fa con un’equazione matematica e l’anno lunare è più breve dell’anno solare.