CORMAC MCCARTHY

A cura di: Matteo Berardini

“Un uomo non riesce a conoscere la propria mente perché la mente è tutto quello che ha per conoscerla. Può conoscere il proprio cuore, ma non vuole. E fa bene. Meglio non guardarci dentro. Non è il cuore di una creatura che sta percorrendo la via che Dio le ha preparato. La cattiveria la puoi trovare anche nell’ultima delle creature, ma quando Dio ha fatto l’uomo doveva avere il diavolo accanto.”

Immaginate una voce potente, semplice e antica come quella di un profeta, cantare una musica crudele; immaginate una violenza profonda ma sacra, “quasi un simulacro, che si aggira per la terra come un testo biblico promettendo apocalissi”. Immaginate storie di redenzione, viste con un sguardo capace di trovare toccanti aperture di poesia dentro scenari di indicibile crudeltà. Se avete fatto, ecco, state immaginando Cormac McCarthy, lo scrittore che è “quanto di più vicino abbia la letteratura americana ad un profeta dell’Antico Testamento”.
Questo autore, che fino a pochi anni fa era uno scrittore decisamente di culto, poco conosciuto al di fuori degli Stati Uniti, oggi è tradotto in tutto il mondo, soprattutto grazie al successo del bel film dei fratelli Coen, tratto dal suo “Non è un paese per vecchi”.
All’anagrafe Charles McCarthy (ha poi cambiato il suo nome di battesimo in quello del re Cormac per onorare la propria origine irlandese), lo scrittore nasce il 20 Luglio del 1933 a Providence, Rhode Island; figlio di un avvocato di successo e terzo di sei figli, di cui tre sorelle e due fratelli, cresce a Knoxville, nel Tennessee, dove frequenta una scuola cattolica seguendo l’istruzione religiosa del padre. L’educazione cattolica e il contatto, l’immersione, nei vasti territori del sud alimentano nel giovane una dimensione epica, una concezione della vita estrema nella quale l’uomo può divenire l’artefice costante ed ineluttabile del proprio destino. Proprio per seguire questa fame irrequieta McCarthy decide di abbondare l’Università dopo soli due anni per arruolarsi nella U.S. Air Force, con la quale trascorre quattro anni di servizio, di cui due in una base in Alaska dove tiene anche un programma radio.
Al suo ritorno nel 1957 tenta di concludere gli studi ma li abbandona di nuovo, rinunciando anche all’opportunità lavorativa del padre per dedicare la propria vita alla letteratura. Nel 1961 si trasferisce a Chicago con la moglie Lee Holleman, una studentessa che ha conosciuto durante i corsi dalla quale ha avuto il figlio Cullen. Nella nuova città lavora come meccanico in un’autorimessa e nei ritagli di tempo scrive il suo primo romanzo; l’opera “The orchard keeper” viene presentata ad Albert Erskine, storico amico ed editor di Faulkner (la cosa non è affatto casuale, tra le opere di questi due scrittori esistono dei legami fortissimi) e verrà pubblicata nel 1965.
Poco prima di vedere il suo lavoro pubblicato però McCarthy si imbarca per l’Europa alla ricerca delle sue origini irlandesi, grazie ad una borsa di studio della American Academy of Arts and Letters; proprio durante la traversata si innamora di Anne DeLisle, cantante e ballerina inglese che sposerà al suo arrivo in Inghilterra, essendosi separato da Lee l’anno precedente.
Insieme alla nuova compagna lo scrittore viaggia per l’Europa soggiornando in Francia, Svizzera, Italia e Spagna; si fermerà per qualche anno ad Ibiza per concludere il suo secondo romanzo “Il buio fuori”, per poi tornare negli USA, dove l’opera, una sorta di fiaba nera incentrata su due fratelli e amanti maledetti del Sud, riscuote buoni consensi dalla critica.
Tra il 1973 e il 1976 McCarthy pubblica “Figlio di Dio”, parabola di un uomo incarnazione di una violenza efferata ed assurda; si separa poi da Anne e va…

Vuoi ascoltare un assaggio di McCarthy? Segui Wilson, il nostro pesce rosso fratello di Boris!

CORMAC MCCARTHY
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